A tu per tu con LUCA BORSA
Luca Borsa Ingegniere civile che ha fatto del gioco il suo lavoro e che oggi è un affermato autore di giochi con all'attivo decine di titoli e collaborzioni con tutte le principali case editrici a livello globale.
Di recente, insieme all'amico/socio Luca Bellini, è autore della nuova linea prescolare di giochi da tavolo per Chicco, pubblicata in 14 lingue e distribuita in tutto il mondo.
Affianca all'attività creativa anche quella di insegnamento, sia in ambito universitario che scolastico di II grado.
Si occupa di divulgazione ludica nonché di formazione attraverso il gioco per educatori, insegnanti e aziende. Con la pedagogista Sara Evangelista ha ideato il format, rivolto ai genitori, “Vieni a giocare con me !?” di cui sono state realizzate oltre 50 serate tematiche in scuole materne, comuni e associazioni.
Co-fondatore di "Blob Factory”; gruppo di game designers che si occupa di gamification e giochi promozionali per aziende.
Vincitore del contest "Best Perfomance" organizzato da Vanity Fair e Mercedes Benz Italia con la scultura gioco “BoW”.
Appassionato di cinema, letteratura, arte, architettura, più viaggiatore che turista, curioso per natura.
- Qual è il tuo rapporto con il gioco?
Il gioco è sempre stato presente nella mia vita ma ora è la mia vita. Diventare un autore di giochi è stato un sogno che viene da lontano e che ho avuto la fortuna di realizzare con grande soddisfazione. La mia passione per il gioco non si ferma solo all’idearli ma sento il bisogno di divulgare, di raccontare questo mondo che considero un ponte di relazione e un veicolo pieno di messaggi positivi.
- Da dove nasce il tuo interesse per il gioco?
Viene da lontano. Ho avuto la fortuna di avere una madre che amava giocare e che giocava a tutto (in casa mia la settimana enigmistica non è mai mancata), nata negli anni trenta aveva già dei giochi da tavolo e per me aprire una scatola era come entrare in un mondo magico e fin da piccolo mi piaceva inventare giochi miei o modificare quelli degli altri.
- Qual è il tuo gioco preferito e quale gioco sceglieresti per raccontarti?
C’è un gioco che amo particolarmente e che ho portato con me in giro anche per il mondo ed è “Quarto”. È un gioco con poche regole, una grande profondità e un modo di piazzare i pezzi geniale. L’ho usato molto anche per introdurre nuovi giocatori al nostro mondo. Un gioco invece per raccontarmi è “Carriere”, un gioco degli anni 70 che aveva una particolarità che lo rendeva intrigante; il fatto che i giocatori decidevano quale sarebbero stati i loro obiettivi da raggiungere in denaro, fama e felicità avendo 60 punti da distribuire, un po’ come avviene nella vita.
- L’eventuale risvolto educativo/riabilitativo di un gioco ricopre un aspetto rilevante nella fase di creazione?
Quando nasce un’idea la prima cosa che penso è quella di come trovare una meccanica adeguata per renderla divertente. Il gioco deve divertire e in quanto divertente diventa educativo di per sé. La parte educativa è insita nel gioco se pensiamo solo al rispetto delle regole o semplicemente al rispetto del turno. Poi certo i giochi possono far sviluppare delle competenze o, nel caso dei giochi per bambini, far raggiungere obiettivi pedagogici.
- Sappiamo che collabori attivamente con una pedagogista; in che modo questa collaborazione va a modificare il tuo approccio in fase di sviluppo di un gioco?
Lavorare con le pedagogiste ha sicuramente aumentato la mia/nostra (i miei giochi nascono insieme all’amico Luca Bellini che è ha una mente creativa brillante e prolifica) capacità di capire quali sono le reali competenze e abilità che i bambini hanno alle varie età e quindi tarare i giochi proprio in base al target. Spesso ci è capitato di sviluppare lo stesso gioco con regolamenti differenti per età diverse.
- Quando pensi a un nuovo gioco qual è l’abilità che più tendi a coinvolgere nelle sue meccaniche di gioco?
Come ti dicevo, io e Luca siamo due menti pensanti che si scambiano idee ogni giorno. In realtà, più che alle abilità del giocatore, pensiamo a trovare elementi nuovi per farli divertire. Se pensiamo ai giochi per bambini le componenti di memoria e di abilità manuale sono quasi un obbligo.
- Noi riteniamo che in età prescolare anche il gioco da tavolo sia un fondamentale strumento per allenare trasversalmente le abilità. Basandoti sulla tua esperienza nelle scuole; qual è il tuo parere in merito?
I bambini imparano attraverso il canale ludico. Giocare è il loro modo di approcciarsi al mondo e il gioco da tavolo dovrebbe essere una componente importante. Con i giochi da tavolo, come già accennavo, i bambini socializzano, imparano a perdere, a vincere e soprattutto sviluppano quelle competenze fondamentali per la crescita. Penso, ad esempio, al movimento fine motorio con il semplice lancio di un dado, che vi assicuro non è così scontato per un bimbo. Il bambino impara anche che c’è un tempo di gioco e che poi tutto va rimesso nella scatola senza smarrirne i pezzi per poter giocare nuovamente la prossima volta.
- Per concludere, da chi i giochi li crea, che spunto vorresti dare al mondo ludico?
Credo che questo mondo non debba essere autoreferenziale e dovrebbe aprirsi di più. Ad esempio si potrebbero creare incontri, soprattutto per chi non gioca, e cercare di portare il gioco ovunque in maniera trasversale. Penso alle scuole, alle aziende ma anche fuori dalla scatola, nella città. Sensibilizzare le persone e far capire loro che il gioco non è una cosa esclusivamente da bambini e che non sono “giochini”; spesso ho sentito questo termine. E credo anche che tanto stiamo facendo ma molto c’è ancora da fare.
I contatti di Luca:
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